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La Divina Commedia In-vita: Un Percorso Allegorico tra Inferno, Purgatorio e Paradiso

A cura di Avv. Antonello Iasevoli

Cari Amici Lettori, incominciamo da oggi un percorso allegorico che ci guiderà, con gli occhi e la curiosità tipici di uno “studente”, attraverso l’affascinante e misterioso viaggio che, ben 700 anni fa, Dante Alighieri immaginò di intraprendere nei tre mondi ultraterreni.

Incontreremo belve feroci, mostri mitologici, personaggi storici, letterati, poeti, filosofi, peccatori incalliti ma, anche, uomini e donne saggi e timorati di Dio. Ritorneremo indietro nel tempo e partiremo, assieme a Dante, venerdì 25 marzo dell’anno 1300, terminando il nostro cammino il giovedì successivo 31 marzo.

Da Gerusalemme, ove il Poeta racconta esservi la porta dell’Inferno, scenderemo sempre più giù - attraversando gironi e bolge pieni di dannati -, fino a raggiungere il centro della terra, il vertice del cono infernale, dimora naturale di Lucifero, l’angelo del Male; poi, attraverso uno stretto cunicolo, approderemo all’isola del Purgatorio, ove risiedono le anime vaganti, in attesa della loro purificazione; infine, cercheremo di descrivere il senso di infinita beatitudine che Dante prova dialogando con Santi o con semplici uomini e donne di fede; ma, soprattutto, tenteremo di raccontare la celestiale visione dell’Amore di Dio, innanzi alla quale lo stesso Sommo Poeta non riesce a trovare le giuste parole per poterla, egli stesso, raccontare ai suoi lettori… ma procediamo con ordine. L’anno esatto in cui Durante Alighieri (Dante era un diminutivo) incominciò a comporre la “Commedìa” non si conosce, in quanto il manoscritto autografo andò perduto; presumibilmente, la prima cantica (Inferno) venne composta tra il 1304 ed il 1308, quando il Poeta aveva circa 40 anni; il Paradiso vide il suo termine poco prima della sua prematura scomparsa, avvenuta in Ravenna il 13 settembre 1321. Non si conosce nemmeno il titolo originale che il nostro Autore volle dare all’opera: egli si limita a chiamarla “Comedìa”, “Commedìa” o “Sacrato poema”; l’aggettivo “divina”, infatti, lo si deve a Giovanni Boccaccio, in un suo commento al testo; solo nel 1555 venne stampata a Venezia una edizione dal titolo “Divina Commedia”; da allora, essa divenne, per consuetudine, il titolo ufficiale, utilizzato fino ai giorni nostri.

Il Poema è costituito da 3 cantiche (Inferno, Purgatorio, Paradiso), ognuna formata da 33 canti(solo l’Inferno ne ha 34, il primo è un proemio all’opera), per un totale di 100 canti. Ogni canto è strutturato in terzine (strofe di 3 versi) di endecasillabi (11 sillabe per verso) a rime concatenate, contenenti (ogni terzina) 33 sillabe.

Per ora fermiamoci qui! La settimana prossima parleremo della lingua e del genere utilizzati nonché delle fonti che hanno ispirato Dante in questa sua immortale Opera letteraria. Non mancate!