Ultimi Post

Seleziona la tua lingua

La Divina Commedia IN-VITA: sinossi di un medesimo amore per le Donne

 

a cura di Avv. Antonello Iasevoli 

Potrebbe sembrare poco ortodosso oppure un azzardo esegetico, ma l’amorevole e delicata attenzione che il Sommo Poeta riserva al genere femminile nella Comèdia può essere, a sommesso giudizio di chi scrive, paragonata a quella che il Signore riserva alle Donne incontrate, durante il Suo cammino, ai margini delle strade della Palestina.

Tantissimi sarebbero gli episodi da poter elencare, ma,  analizziamo, oggi, l’incontro con la donna peccatrice, narrato nel Vangelo di Luca al capitolo 7, 36-50.

Gesù si trova in casa di Simone il fariseo, “…ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, …venne con un vasetto di olio profumato e fermatasi indietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato”.

L’atteggiamento della donna è inequivocabile; ella manifesta la sua predilezione e la sua adorazione per il Signore, nel tipico atteggiamento delle prostitute: sciogliendosi i lunghi capelli e con essi asciugando i piedi di Gesù, precedentemente bagnati dalle sue stesse lacrime; la donna usa, anche con il Signore, la sua quotidiana arte della seduzione e della malizia (lo sciogliere i capelli e farli cadere in avanti sul corpo era ed è, tutt’ora, un gesto dall’eloquente significato erotico).

I presenti rimangono turbati e scandalizzati, non solo per lo spreco del vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino, di gran valore (Mc. 14, 3), ma, anche, o forse, soprattutto, per la disinvoltura con la quale la peccatrice aveva mostrato amore per il Maestro e per la stessa disinvoltura con la quale il Maestro non si era scandalizzato per un tale irriverente atteggiamento.

Gesù prova una infinita misericordia per quella donna; legge in filigrana, nel suo comportamento, non un atto dai tratti seducenti ed erotici, ma un voler “essere considerata persona”. La peccatrice si comporta con il Signore in maniera semplice, spontanea, genuina, disinvolta, senza malizia alcuna; ella si dona al Signore per quello che realmente è: una peccatrice; ella assume con il Signore quello stesso atteggiamento che quotidianamente vive nelle sue illecite relazioni; ella instaura con il Signore una attenzione dialogica autentica, assolutamente non provocatoria o concupiscente nelle intenzioni, ma fatta, solo, di sguardi intensi, lacrime vere, baci di venerazione ed adorazione, stando … ai piedi di Lui.

Cristo comprende la sua sincerità, la sua spontaneità, il suo voler servire il Signore per quello che ella realmente è, senza modificare o mitigare la sua personalità.

Il Signore comprende tutto ciò... e la ama, proprio, per come ella è; anzi, la ama, soprattutto, per quello che ella è!

 “Le prostitute vi precederanno nel regno dei cieli” (Mt. 21, 31).

Dopo aver rimproverato Simone per la ospitalità meno squisita che Gli aveva riservato, usando come metro di misura, proprio, l’atteggiamento della peccatrice, il Signore, con un estremo atto di Misericordia aggiunge “…le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato” (Lc. 7, 47) e poi, rivolgendosi alla donna, con fare tenero ed amorevole, le dice “…Ti sono perdonati i tuoi peccati….La tua fede ti ha salvata; va’ in pace” (Lc. 7, 48.50).

Dunque, il Signore ama l’uomo per quello che è, non per quello che appare essere.

Dante, nell’incontro con Francesca, nel girone dei lussuriosi (V canto, Inf.), assume il medesimo atteggiamento: le va incontro, la ascolta, non la giudica, non la condanna, ha di lei misericordia, si immedesima nelle sue sofferenze, la perdona e si prende cura di lei, prova per lei un sentimento di Amore.

In greco antico la parola “amore” può essere tradotta con due forme verbali diverse: filew (filéo) ed agapao (agapào).

Filéo (voler bene, proteggere, accogliere con amorevolezza, abbracciare) indica l’amore di amicizia, l’amore tenero, cordiale e reciproco, ma non totalizzante ed assoluto.

Agapào (amare, preferire, accogliere nella propria vita, sentire dentro di sè) evidenzia, invece, l’amore senza riserve, l’amore unico, totale ed incondizionato.

Ebbene, concludendo e volendo azzardare un paragone tra le due coppie, non possiamo non ricondurre l’”amore” tra Dante e Francesca al significato semantico della voce verbale  agapao (agapào). Mentre, al rapporto, quasi filiale, tra Gesù e la donna, prostrata ai Suoi piedi, può essere declinata l’accezione semantica, meno interpersonale, indicata dal verbo filew (filéo).

 

Proprietà Letterarie e Diritti riservati.